Nella chiave di volta dell’arco di ingresso principale vi è incisa la data 1819 con una croce e varie lettere apparentemente non riferibili a chi vi abitava allora ma a precedenti possessori. Questa casa padronale fu, in tempi relativamente recenti, adattata ad ospitare un importante mulino a due ruote, forse appena dopo l’unità d’Italia.

Dei mulini di Calto è quello meno antico, ma che ha funzionato più a lungo, fino a quasi trent’anni fa. Della sala di macinazione interna non è rimasto più nulla, solo all’esterno si possono leggere i principali elementi di questo bel complesso rurale. Come tutti i mulini importanti e completi, aveva inizialmente all’esterno due ruote azionate dal peso dell’acqua che abbondantemente giungeva da un lungo tratto di roggia. Due impronte di fori del diametro di cm 80 e poste ad una distanza di 3m sono ancora visibili sul retro dell’edificio lambito dallo scaranto. Anche qui la ruota più a valle fu abbandonata dotando il mulino di una sola ruota di maggior diametro e con cassette più capienti tale da far funzionare due coppie di mole poste in serie presso un unico bancale.


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